Non permetteremo più di disporre della nostra salute per i vostri profitti!
In questi giorni il territorio empolese è interessato da uno scontro tra i cittadini, amministrazione Comunale, regione Toscana e ALIA. In un crescendo di mobilitazione popolare dove non manca il nostro contributo.
(ALIA servizi ambientali spa nasce nel 2017 dalla fusione delle aziende – Quadrifoglio di Firenze, ASM di Prato, Publiambiente di Empoli e CIS di Montale. Copre 49 comuni per un complessivo di 1.500.000 abitanti)
Le istituzioni propongono un impianto di piro gassificazione sperimentale in zona Terrafino a pochi passi dalle frazioni di Marcignana, Ponte a Elsa, Pagnana in una zona densamente abitata e industrializzata dove vivono migliaia di famiglie e lavorano altrettante persone. Il tutto inserito nel progetto della Multiutility, la mega azienda di gestione integrata dei servizi (rifiuti, elettricità, gas e acqua) che i politici rampanti e con zero scrupoli intendono realizzare come ulteriore regalo agli speculatori privati, in barba alla popolazione e alla salute ambientale, contro il pubblico interesse.
Questo impianto è costosissimo per la sua realizzazione (si parla di cifre che vanno oltre i 400,000 milioni di euro), costosissimo in termini di consumi energetici (metano ed elettricità) e prelievi ambientali, anche qui si parla di milioni di metri cubi di acqua per il raffreddamento, con forte rischio per la salute e l’ambiente in una zona già fortemente interessata da un’alta percentuale di malattie polmonari e cancro del polmone. Situazione che verrà aggravata dalla realizzazione dell’impianto che produrrà dalle 17 alle 34 tonnellate di co2 per ora e risultati di combustione con scorie altamente inquinanti. I dati dei consumi in termini di gas ed elettricità non sono stati forniti. Il traffico per conferire i rifiuti da bruciare provenienti da altri comuni viene stimato in 10.000 camion all’anno e la sua durata di funzionamento in circa 30 anni. Viene proposto per eliminare la parte di rifiuti non separabili che ancora molti comuni meno virtuosi di Empoli si trovano a dover smaltire quotidianamente.
In opposizione a chi intende realizzare questo impianto si è costituito subito un comitato per la trasparenza a Empoli. Che noi non possiamo che ringraziare per la tempestività con cui ha informato la popolazione del rischio di questo devastante progetto. Si sono svolti già alcuni incontri sul territorio, molto partecipati fin dall’inizio e tutti con una partecipazione in crescita via via che la notizia si diffondeva, con la popolazione sempre più decisa a respingere il progetto alla luce delle informazioni incomplete ma comunque allarmanti sul funzionamento e sugli effetti ambientali dell’inceneritore.
Come sempre succede in queste occasioni sono i cittadini che devono chiedere conto ai loro rappresentanti e informarsi di quello che sta succedendo e così e successo anche in questa vicenda, abbiamo visto i tecnici dell’ARPAT, ( ARPAT – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana – Dovrebbe monitorare lo stato di salute del territorio, qualità dell’aria dell’acqua e svolgere accertamenti sulle fonti d’inquinamento e gli impatti derivanti a tutela della salute ambientale e delle persone. Di fatto interviene solo a disastri avvenuti adeguandosi supinamente alle leggi che in nome delle ragioni economiche ritoccano e alzano i livelli di tollerabilità degli inquinanti quando le ragioni economiche lo richiedono.) tentare di indorare la pillola presentando l’impianto come sicuro, ed i tecnici di parte anche come bello perché sarà concepito come un vero e proprio parco con verde e alberature dove i cittadini potranno andare a ristorarsi (anche senza maschere anti gas); inoltre sempre secondo i sostenitori nei terreni intorno all’inceneritore si potranno coltivare ortaggi, frutta e quant’altro in tutta sicurezza e con garanzie biologiche (Sigh).
Poi in perfetto stile da Ponzio Pilato, hanno candidamente affermato di non avere competenze necessarie a stabilire sia l’utilità sia la pericolosità dell’impianto e di essere presenti come invitati solo per parlare di architettura e botanica. (Praticamente la veste dorata del mostro.)
Abbiamo premesso che lo scontro si svolge a tre perché i soggetti interessati sono da una parte i sostenitori Comune, Regione e ALIA e dall’altra il comitato di opposizione di cui pur apprezzando l’alto valore del lavoro svolto e le grandi capacità d’informazione, non ci sentiamo di condividere il percorso nella mediazione che loro ritengono necessaria nei rapporti con le istituzioni, pertanto sosterremo le loro iniziative nell’opposizione alla realizzazione dell’impianto, ma poniamo subito la pregiudiziale che il nostro è e sarà un no a prescindere!
Per i seguenti motivi:
1) La messa in opera di un impianto del genere allontana senza ombra di dubbio l’obiettivo più efficace e più sensato proposto da chi ha a cuore sia la salute delle persone che quella dell’ambiente dove viviamo, in quanto si continuerà a produrre elementi e sostanze non riciclabili necessari ad alimentare questo ecomostro e non a abbattere la produzione, o costringere i comuni a allinearsi a quelli che sono gli obiettivi proposti dalle norme di legge. Facilitando in sia la speculazione industriale sia quella di chi trarrà lauti guadagni dalla realizzazione e dalla gestione dell’impianto.
2) La collocazione nel territorio empolese è a dir poco un progetto criminale in quanto è uno di comuni a più alta densità di popolazione della zona con un territorio ristretto e non adatto alla realizzazione del progetto, Con questo non intendiamo assolutamente dire che può essere fatto in altri luoghi meno popolati per le ragioni di cui al punto 1.
3) Non ci incanta la manfrina del lavoro che l’inceneritore potrà dare, in quanto pensiamo che i fronti su cui la pubblica amministrazione potrebbe e dovrebbe creare lavoro sono altri più utili e meno inquinanti come il verde pubblico, la manutenzione dei fiumi e dei fossi,l’assistenza alla persona ecc…
4) Quello che dovrebbe essere un produttore di energia (tra l’altro sporca) rischia invece di diventare un consumatore di risorse indispensabili come l’acqua necessaria per il suo funzionamento, o il combustibile necessario per raggiungere le alte temperature occorrenti per gassificare i rifiuti
5) come verranno smaltite le scorie di combustione sia gassose che solide come le ceneri? è evidente che pur eliminando grandi volumi di rifiuti riducendoli in cenere inevitabilmente queste conterranno un concentrato di sostanze altamente dannose alla salute, come il cromo esavalente dei depuratori della zona del cuoio, nascondendole sotto il manto stradale di un’opera pubblica di interesse regionale?
6) il notevole traffico a cui sarà interessata l’intera zona visto che i rifiuti da bruciare avranno provenienza da comuni anche molto lontani.
7) un eventuale incidente all’impianto che così vicino alle case e alle coltivazioni può creare notevoli problemi, già in passato la zona industriale del Terrafino è stata al centro di incidenti industriali.
Per questo la nostra posizione è quella di un netto e deciso no a questo progetto folle: nessun inceneritore né a Empoli né altrove.
Al palazzo delle esposizioni durante l’incontro promosso da ARPAT e Comune sono state poste tre domande ai rappresentanti delle istituzioni, le riportiamo insieme alle risposte.
Domande:
- La comunità ha diritto di veto su questo impianto?
- Siete disposti a bloccare il processo finché non si sarà espresso un ente terzo nominato dalla comunità?
- Quando ci date i dati sull’impatto ambientale?
Le risposte sono state queste:
1. No, i cittadini non hanno diritto direttamente di decidere se si fa o no. Hanno diritto a partecipare a decisioni che prenderemo a prescindere da loro.
- No, bloccare il processo in astratto è antidemocratico.
- I dati mo verimm, non ci sono o forse sì. Ma insomma ancora è presto.
Invitiamo i cittadini a riflettere seriamente sui contenuti delle risposte date perché se questo è il concetto di democrazia che lor signori hanno c’è qualcosa che non quadra, soprattutto la risposta alla prima domanda ha un marcato sapore di dispotico autoritarismo. Autoritarismo e supponenza che emerge anche nel prendere le decisioni in maniera seminascosta o nell’organizzare falsi confronti a numero chiuso e con soggetti selezionati di gradimento dell’amministrazione comunale, ostentando una democrazia che di fatto è inconsistente.
No a questo inceneritore che non può essere considerato una soluzione del problema.
La nostra alternativa passa attraverso un diverso stile di vita e di organizzazione sociale, fuori dalle logiche di marcato e del profitto, per un interesse collettivo nel rispetto della salute, dell’ambiente e della vita in generale, per una produzione sociale utile ed ecocompatibile, senza merci ed imballaggi inutili, senza consumi imposti e superflui, senza sfruttamento e autoritarismo, per l’autogestione della nostra vita, per un mondo con meno sprechi e risorse uguali per tutti. Dove non ci sarà lusso ma più felicità.
Nota finale:
Al punto 5 delle nostre ragioni abbiamo parlato del cromo esavalente risultato del trattamento di depurazione dei fanghi delle concerie della zona del cuoio, ebbene giova ricordare che da qualche anno la nostra zona e altre località della Toscana sono interessate da un’inchiesta che ha portato alla luce proprio lo smaltimento di questo rifiuto speciale anche in opere di interesse pubblico: a Empoli un lungo tratto della nuova strada regionale 429, a Pisa una pista dell’aeroporto G. Galilei. a proposito si può consultare un nostro articolo pubblicato su Umanità Nova n. 18 anno 101del 23 maggio 2021 dal titolo “Scoperchiato il vaso di pandora – tra politica, istituzioni, industriali e mafie”.
FAI Federazione Anarchica Empolese e della Valdelsa.